
La copertina di un libro è come un manifesto.
È il “portfolio” della voce di un autore, il biglietto da visita del progetto editoriale che intende rappresentare.
È la prima cosa che un potenziale lettore vede di un libro, la prima cosa che nota non appena vi passa davanti.
Per questa ragione e per molte altre, la copertina deve essere costruita strategicamente in modo da sembrare appetibile nell’immediato.
Nelle case editrici tradizionali, chi si occupa della copertina è il grafico creativo. Tuttavia, è importante (soprattutto per gli autori auto-pubblicati) che lo scrittore sappia come costruirne una in maniera efficace.
La copertina ha il compito di raccontare, meglio se con pochi elementi, l’intero contenuto di un romanzo, di un saggio o di qualsivoglia progetto creativo.
Guardiamone insieme qualche aspetto base:
1. Il pubblico di riferimento
La domanda che spesso viene posta ai grafici creativi all’interno delle case editrici è: «Reputi più importante partire a costruire una copertina in base al pubblico a cui il testo è destinato o in base alla trama dello stesso?».
I professionisti del mestiere considerano, tendenzialmente, entrambe le cose di eguale importanza.
Il target di riferimento di una storia specifica le intenzioni del libro, la morale, la profondità dei contenuti. Il pubblico è il destinatario del libro, l’autore “scrive per lui”, per compiacerlo. La copertina, in questo senso, deve essere immediatamente appetibile. Pensiamo, ad esempio, alle copertine dei fantasy young adult: colori fortemente saturati, sfondi scuri in contrasto con uno o due elementi in primo piano, font graziati e spumeggianti per titolo e nome dell’autore.
Gli elementi grafici sulle copertine sono ovviamente riferiti alla trama del libro, eppure sembrano strizzare l’occhio ai feticci (tropes) a cui il pubblico fruitore del genere di appartenenza del libro in questione è abituato.
2. La psicologia dei colori
I colori di una copertina sono di fondamentale importanza.
L’occhio umano, seppure in maniera inconscia, invia al cervello dei segnali diretti che permetto al lettore di riconoscere la qualità di un libro in base ai colori di cui è composta la copertina.
Questi sono da tenere in considerazione in particolar modo per quanto concerne il genere di appartenenza del testo.
Vediamo insieme qualche esempio:
– BIANCO, NERO, ROSSO: lo scontro diretto tra questi tre colori è da sempre potentissimo. Il bianco rappresenta il vuoto, l’astrattezza, il candore, la superficialità o addirittura il terrore dello sconosciuto. Il rosso è violenza, sangue, malvagità, passione, erotismo. Il nero cela ignoto, oscurità, pesantezza.
Le copertine che hanno questi come colori dominanti dichiarano apertamente di presentare storie forti e ricche di tensione, dunque questi vengono utilizzati perlopiù per i thriller, per gli horror o per i dark fantasy.
– BLU: quando una copertina si trova ad avere questo colore come tema portante, sappiamo che la sua ambientazione sarà onirica, fantascientifica o distopica. Il mondo verrà messo in discussione da una forza “altra”.
Il blu rappresenta, dunque, il lato sinistro della realtà.
– VIOLA: il viola ha un duplice significato. Da un lato, infatti, rappresenta la magia, la stregoneria, il fantastico; dall’altro, può associarsi al blu e arricchire il fantascientifico o la distopia.
– MARRONE e AFFINI: i toni caldi del sabbia e della palette cipria richiamano immediatamente a un senso di serenità, calma, a un’aura domestica. Quando il marrone è più pervasivo, invece, ricorda l’avventura, l’esplorazione di terre ignote.
3. Quarta, dorso, sovraccoperta, alette
Scaviamo ora nell’anatomia vera e propria di un libro cartaceo, analizzandone ogni componente principale.
Partiamo nel nostro viaggio con la QUARTA DI COPERTINA (o piatto inferiore).
Essa è il retro copertina del libro. È uno spazio grafico destinato alla “seconda fase comunicativa”, cioè per chi desidera saperne di più. Oltre a questo, la quarta svolge un importante ruolo promozionale e come tale viene curata nei minimi dettagli dai professionisti editoriali. È nella quarta di copertina che si trovano generalmente le recensioni critiche dei contenuti del libro, la sinossi e la breve nota biografica dell’autore, spesso accompagnata da una fotografia.
Gli elementi di servizio, come il prezzo, il copyright, il codice ISBN, il codice a barre e il marchio della casa editrice vengono riportati al piede. Alcuni di questi elementi possono trovarsi sulle alette – o risvolti – della sovraccoperta.
Il DORSO (costa, o costola) è il lato della rilegatura che copre la cucitura delle pagine. È una zona grafica molto importante, perché è l’unica parte visibile quando il libro è riposto sullo scaffale.
Il dorso è il luogo destinato alle due diciture più importanti che compongono l’intero libro: il nome dell’autore e il titolo. Esse sono accompagnate, nel caso di una pubblicazione tradizionale, dal nome e dal simbolo della casa editrice presso cui il testo è stato pubblicato.
Il verso della lettura del dorso non segue una regola precisa: può essere dall’alto al basso o viceversa. L’occhio è abituato a leggere agilmente le informazioni in entrambi i versi ma, dovendo scegliere, è consigliabile la prima opzione.
Passiamo ora alla SOVRACCOPERTA. I libri con rilegatura cartonata – appartenente alle edizioni generalmente più curate o ai primi lanci di un’opera inedita – possono essere rivestiti da una sovraccoperta, un foglio plastificato che avvolge il libro nella sua completezza.
Essa sostituisce, dunque, la copertina interna nella sua azione di marketing. La grafica verrà, quindi, creata ad hoc sulla sovraccoperta e non sulla copertina vera e propria.
Le ALETTE (o bandelle, o ancora risvolti) sono la parte interna della sovraccoperta, infilata tra i piatti e le sguardie.
Sono distinte solitamente in aletta anteriore, che riporta l’introduzione alla trama o la sinossi, e aletta posteriore, che ospita la biografia dell’autore.
4. Lo sguardo umano: il centro della copertina
Possiamo ricercare due principali modelli di strutturazione grafica di una copertina:
– con immagine (o disegno grafico) a pagina piena, dove il richiamo visivo è in un’illustrazione o in una fotografia e il nome dell’autore e il titolo sono sovrapposti all’immagine.
Questo stile si usa spesso per la narrativa di grande tiratura, le biografie, i saggi, i libri d’arte;
– con immagine riquadrata, dove la parte esterna può contenere elementi grafici come un fondo, in colore, una cornice e via andando;
In entrambi i casi è importante porre l’attenzione agli elementi che, sempre secondo la psicologia umana, risulteranno decisivi per convincere il lettore all’acquisto del libro.
È ormai noto che l’occhio umano, quando guarda un libro, si concentra sul centro della copertina.
Vi porto un esempio a mio parere molto efficace: “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano. In questo caso, la giovane donna sulla copertina è raffigurata in primissimo piano. Se immaginassimo di tracciare delle linee che dai quattro angoli convergono verso il centro della copertina, noteremmo come questo centro si allinea quasi perfettamente all’occhio della ragazza. Il potenziale lettore sarà immediatamente chiamato in causa dallo sguardo della donna, come se la stessa fotografia (e dunque il libro) parlasse proprio a lui.
5. Autore e titolo: grandezze e importanza
Anche nella scelta grafica dei testi in copertina vi sono numerosi studi di natura psicologica.
Tendenzialmente, possiamo trovarci di fronte a tre scelte:
– Nome dell’autore più grande del titolo;
– Titolo più grande del nome dell’autore;
– Nome dell’autore e titolo di grandezza uguale/similare.
Sarà più efficace a livello comunicazionale affidarsi al primo caso quando l’autore è conosciuto e già largamente apprezzato dal pubblico. Siamo nella situazione in cui “l’autore parla da sé” indipendentemente dal libro che pubblica (i cosiddetti “brand authors”). Pensiamo a Murakami Haruki o ad Alessandro Baricco, o ancora a Dickens piuttosto che Jane Austen: non importa che libro sia, lo compro perché è suo.
Nel secondo caso, quando il titolo del libro è visibilmente più ingombrante del nome autoriale, lo scrittore non è altrettanto conosciuto o punta la sua visibilità sul libro che ha scritto. Alcuni esempi potrebbero essere le copertine de “Sulle tracce di un sogno” di Daniele Gouthier, “Fidanzati dell’inverno” di Christelle Dabos o “L’alba sarà grandiosa” di Anne-Laure Bondoux.
La compattazione più utilizzata è di gran lunga la terza, dove titolo e autore assumono più o meno la stessa importanza. Molti sono gli esempi che possiamo citare, io ne tirerò fuori tre che possano essere esplicativi: “La strada” di Cormac McCarthy, “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia e “Un amore” di Dino Buzzati (nelle loro edizioni più recenti).
Questo articolo è stato frutto di ricerche personali e accademiche che in questa sede sono state ridotte al minimo indispensabile.
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